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gli agrumi la fanno da padrone con il bergamotte e le varie arance, seguono le spezie con il coriandolo ed il cardamomo, lieve camomilla
Italia
Distilled Gin
Ginepro
Bergamotto
Coriandolo
Angelica
Arancia Amara
Camomilla
Cardamomo
Arancia Dolce
Rosmarino
La procedura per realizzare un prodotto come il Gin Tabar Casoni è lunga e impegnativa, come dimostrano gli oltre 3 mesi necessari per la sua produzione che prevede diversi fasi che debbono essere seguite con grande precisione per ottenere un gin speciale e di qualità.
La miscela unica di bacche di ginepro e altre piante aromatiche viene scaldata a 60° e lasciata in infusione in alcool per 3 giorni per poi essere distillata in alambicchi di acciaio.
Il cuore del ginepro, principale materia prima del prodotto, viene lasciato affinare in tank di acciaio per almeno 3 mesi: il tempo necessario perché il distillato si affini e i composti aromatici si uniscano tra loro.
La stessa tecnica è utilizzata anche per tutte le altre botaniche presenti nel gin Tabar (angelica, semi di anice verde, rosmarino, coriandolo, arancio amaro, arancio dolce, camomilla, cardamomo) che, non appena miscelate con la giusta quantità di alcol, permettono di ottenere un mix che successivamente si trasformerà nel prodotto finito.
Il gin distillato, viene poi miscelato con alcool ottenuto da cereali e con gli altri distillati ricavati dalle piante aromatiche. La miscela viene poi portata a 45° vol. con acqua pura demineralizzata.
Il liquido così composto da botaniche e alcool rimane in affinamento per almeno 30 giorni in modo da consentire il ‘perfezionamento’ aromatico, pronto per il procedimento successivo di “brillantatura” per filtrazione stretta. Ora il Gin Tabar è ormai pronto per riempire la sua iconica bottiglia e presentarsi agli appassionati nel suo abito migliore.
Le botaniche perfettamente bilanciate e l’accuratezza nella ricerca delle materie prime si miscelano alla tipicità del territorio nebbioso rendendo il Gin Tabar Casoni unico e inconfondibile. Esattamente come il suo nome, che deriva dalla parola ‘tabarro’: il tipico mantello a ruota da uomo in panno, grosso e pesante, che veniva chiuso gettando una estremità sopra alla spalla opposta in modo da avvolgere completamente il corpo e proteggersi dal freddo. Nella Pianura Padana era un indumento molto utilizzato, in particolare nelle zone rurali, luoghi in cui diventa simbolo della tradizione contadina: della condizione dell’uomo ma anche della sua terra, quella terra avvolta nella nebbia che in un solo istante può scomparire alla vista.
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